La vera sinodalità secondo un vescovo greco-cattolico

Fonte: FSSPX Attualità

In un commento pubblicato il 3 agosto 2023, mons. Manuel Nin, ex esarca apostolico della Chiesa greco-cattolica di rito bizantino in Grecia, ha espresso diverse preoccupazioni riguardo all'assemblea generale del sinodo sulla sinodalità, la cui prima sessione si svolgerà dal 4 al 29 ottobre e la seconda nell'ottobre 2024.

Mons. Nin ha sostenuto che, nonostante le affermazioni contrarie, il prossimo sinodo sarà diverso da qualsiasi altro sinodo delle Chiese orientali: assomiglia a un processo parlamentare e manca di un obiettivo chiaro e coerente.

Il parlamentarismo cristiano non esiste

Il presule ha riconosciuto che questo sinodo ha una "dimensione sinodale", nel senso che le decisioni prese a "livello pienamente collettivo appartengono ai vescovi del sinodo", ma ha sottolineato che, mentre l'Occidente intende la sinodalità come il luogo dove "tutti , laici e chierici, agiscono insieme per giungere ad una decisione ecclesiastica, dottrinale, canonica, disciplinare, qualunque essa sia, è chiaro che tale sinodalità non esiste in Oriente".

La sinodalità, sia in Oriente che in Occidente, non può essere una sorta di riflesso del mondo moderno attraverso il quale la Chiesa si assimila a una "moderna democrazia occidentale, possibilmente parlamentare, dove tutti possono dire tutto", ha ammonito. La vita della Chiesa "non è mai stata una forma di democrazia in cui tutti decidono tutto a maggioranza".

Questo "parlamentarismo cristiano", ha proseguito, può portare alla costruzione di una "ecclesiologia piramidale" che, invitando laici e non chierici a partecipare con diritto di voto, emargina o dimentica la collegialità episcopale in materia di amministrazione e vita della Chiesa. 

Ha inoltre rilevato la "mancanza di chiare delucidazioni" sul significato della sinodalità, e ha osservato che l’intero processo, iniziato a livello nazionale e continentale nel 2021-22, è un luogo "dove tutti possono esprimersi su qualsiasi cosa, anche proporre questioni e opinioni normalmente lasciate al diritto esclusivo del Vescovo di Roma".

Di quale sinodalità si parla?

Come vescovo cattolico orientale, è rimasto particolarmente sorpreso dalle affermazioni di "molte persone, anche di riconosciuta autorità", che hanno affermato: "In Oriente avete sempre avuto la sinodalità", a differenza della Chiesa dell'Occidente. "Ma di quale sinodalità stiamo parlando?" si è chiesto mons. Nin, mettendo in guardia dal confondere la sinodalità con la collegialità episcopale dei sinodi nelle Chiese orientali.

Quest'ultima, ha affermato, "è associata all'esercizio dell'autorità, del ministero pastorale, del servizio all'interno delle Chiese cristiane, che si realizza nell'assemblea dei vescovi appartenenti ad una Chiesa particolare e diretta da un patriarca, un arcivescovo o un metropolita. Le decisioni all'interno di queste Chiese vengono prese dall'assemblea dei vescovi (quasi sempre chiamata "sinodo" o talvolta "consiglio dei gerarchi") appartenenti a una Chiesa orientale", ha aggiunto.

E spiega che questi incontri sono convocati dai vescovi presiedenti per prendere decisioni importanti legate al "cammino cristiano intrapreso dai pastori per il bene dei loro fedeli, spiritualmente e materialmente".

Un percorso senza capo né coda

Invece, ha sottolineato che il sinodo sulla sinodalità è una "ascesa collettiva" di laici e clero. Ma, ha chiesto: "Per andare dove? Con quale scopo?". Ha inoltre posto la seguente domanda: "Con chi camminano i partecipanti?".

La parola sinodo, ha osservato, viene "direttamente dal greco e significa 'camminare con'", ma ha aggiunto che ciò che occorre "chiarire subito affinché la nostra riflessione sulla sinodalità non si sbagli" è il significato e l'oggetto reale della preposizione greca syn ("con"). "Non si riferisce al 'viaggio', ma a 'qualcuno' con cui viene intrapreso e portato a termine", scrive.

È quindi l'oggetto o la persona "con cui" la preposizione syn ci connette e ci unisce. Mons. Nin ha sottolineato che non si tratta quindi né del viaggio, né dei laici, né del clero, ma la preposizione syn  "collega noi, noi cristiani, e ci avvicina a una persona che è Cristo".

Camminare insieme a Cristo

"Ecco perché occorre fare una prima precisazione: non si tratta di un 'cammino di tutti insieme', ma di un 'cammino di tutti insieme con Cristo'", ha precisato. "Non dimentichiamo che questo 'con Cristo' si realizza nella Chiesa, nutrita e animata dai santi doni del suo Corpo e del suo prezioso Sangue". 

La sinodalità in Oriente e in Occidente è un'esperienza vissuta, ha proseguito, e il cammino sinodale fa sempre parte della vita cristiana perché la vita di ogni battezzato è un "camminare insieme a Cristo, il Signore, che è la via, la verità e la vita". Questo cammino dei battezzati con Cristo è "importante da sottolineare", ha affermato, e deve essere "riportato in primo piano nella nostra vita cristiana".

Ha ricordato la storia attribuita a sant'Antonio Magno, padre del deserto della Chiesa primitiva, che pensava fossero sue le impronte nella sabbia, per poi scoprire che non appartenevano a lui, ma a "Colui che cammina accanto ad Antonio e che lo sostiene nei momenti di debolezza".

Mons. Manuel Nin, infine, ha evocato la vita monastica, sia in Oriente che in Occidente, come "modello di questa sinodalità" che permette di "lasciarsi guidare dal Vangelo", con guide spirituali terrene, per "camminare con Cristo nella ricerca di Dio".

Cos'è la sinodalità?

Ha concluso ponendo la domanda: "Cos’è la sinodalità?" Mons. Nin ha risposto che, per lui, è il "cammino di tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo, che ascoltiamo il suo Vangelo, celebriamo la nostra fede, riceviamo la sua grazia nei sacramenti: un cammino sicuramente insieme, guidati e accompagnati, talvolta anche portati sulle spalle dei nostri pastori, seguendo Colui che è la via, la verità e la vita".