Pakistan: la reazione del Senato in favore delle persone accusate di blasfemia

Fonte: FSSPX Attualità

Senato del Pakistan

La Commissione permanente per i diritti umani del Senato pakistano ha annunciato che 179 cittadini sono attualmente in detenzione e in attesa di processo per blasfemia. Inoltre, 17 persone sono già state condannate per blasfemia e sono in attesa di un secondo processo.

Queste statistiche sono descritte come "strazianti" dalla Commissione nazionale per i diritti umani del Pakistan, che ha raccolto ed elaborato i dati. Sono stati pubblicati in seguito all'incidente avvenuto lo scorso agosto a Jaranwala, cittadina del Punjab (nord-est del Paese), dove una folla ha distrutto diverse case e chiese in seguito all'accusa di blasfemia mossa contro due cristiani.

Il senatore Walid Iqbal, presidente della Commissione permanente per i diritti umani del Senato, ha chiesto chiarimenti sui casi di blasfemia. Ha richiesto la formazione di un comitato di coordinamento nazionale all'interno del ministero dei diritti umani.

Vorrebbe sviluppare delle procedure operative standard per affrontare le questioni che causano sofferenza e ingiuste "punizioni collettive" alle comunità minoritarie. Il senatore Iqbal si è detto preoccupato per "l'uso improprio delle leggi sulla blasfemia come mezzo per risolvere problemi personali".

La Commissione è determinata a studiare misure per prevenire tali abusi e prenderà in considerazione progetti di legge a tal fine.

Due rilasci su cauzione

In questo contesto, la comunità cristiana ha appreso una buona notizia: Kiran Bibi e Shaukat Masih, coinvolti un mese fa in un controverso caso di blasfemia a Lahore, sono stati rilasciati su cauzione il 18 ottobre.

Il caso nasce da una denuncia presentata l'8 settembre ai sensi dell'articolo 295-b della legge sulla blasfemia, che punisce la "profanazione del Sacro Corano" e prevede pene severe, tra cui l'ergastolo o la pena di morte. Il denunciante, il musulmano Muhammad Tamoor, ha affermato di aver trovato pagine del Corano gettate nella spazzatura in casa della coppia cristiana.

Il giudice ha osservato che il querelante non ha assistito personalmente al presunto crimine degli imputati. Un'indagine sul posto ha suggerito che i figli minorenni della coppia potrebbero aver buttato via alcune pagine di un libro di studi islamici di terza media.

La corte ha ricordato che una delle condizioni fondamentali per l'accusa di blasfemia è il danneggiamento intenzionale del testo del Corano e che, in questo caso particolare, questo elemento cruciale sembrava mancare, anche in assenza di testimonianze oculari. Il tribunale ha quindi accolto la richiesta di cauzione e ha richiesto ulteriori indagini.

Nasir Saeed, direttore della ONG Center for Legal Aid, Assistance and Settlement, commenta: "Si tratta di una decisione storica, che sottolinea l’importanza di accertare i fatti e garantire che la giustizia prevalga".

"I tribunali spesso negano le richieste di cauzione e lasciano gli imputati innocenti in prigione senza prove. Sono necessarie modifiche appropriate alle leggi sulla blasfemia per evitare che persone innocenti soffrano per crimini che non hanno commesso."

Questa notizia è sicuramente rincuorante. Ma sarebbe sorprendente se il Senato o la Commissione per i diritti umani del Pakistan ottenessero un risultato solido nonostante la pressione delle piazze. Il Pakistan, separatosi dall’India nel 1947, è una repubblica islamica dal 1956…