Settimo centenario della canonizzazione di San Tommaso d'Aquino (4)

Fonte: FSSPX Attualità

San Tommaso che confuta gli eretici

In occasione del 700° anniversario della canonizzazione del Dottore Angelico, FSSPX.Attualità pubblica dei testi che espongono il posto del Dottore comune nella teologia o nell'insegnamento della Chiesa. Il seguente testo è la Bolla Redemptionem misit di Papa Giovanni XXII per la canonizzazione di San Tommaso d'Aquino.

Questo documento è di grande importanza per la Chiesa. Questa canonizzazione ha aperto alla dottrina del santo Dottore una strada molto ampia che non cesserà di essere feconda nei secoli e di essere sempre più fortemente raccomandata dai pontefici.

Giovanni, vescovo, servo dei servi di Dio, a tutti i venerati fratelli patriarchi, arcivescovi e vescovi, nonché ai suoi diletti figli abati, priori, decani, arcidiaconi, arcipreti e agli altri prelati delle chiese ai quali questa lettera arriverà, salvezza e benedizione apostolica.

Il Signore ha inviato la redenzione al suo popolo [1], quando ha concepito il Verbo di Dio con la cooperazione dello Spirito Santo, nel grembo della Vergine, misteriosa camera nuziale, e si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi [2], istruendoci con la sua parola, ammaestrandoci con il suo esempio, manifestandoci i cieli, rivelandoci i suoi misteri, confermando la sua dottrina con i miracoli che ha operato, confermando ogni cosa con le testimonianze della Parola santa, che aveva annunciato che queste cose sarebbero accadute.

Infine, offrendosi a Dio suo Padre sull'altare della Croce come vittima di soave odore [3], lavò i nostri peccati con il suo Sangue sacro [4], discese agli inferi e ne strappò le spoglie, risuscitò dalla morte il terzo giorno [5], apparve ai suoi discepoli per quaranta giorni e parlò del Regno di Dio [6], salì al cielo sotto gli occhi ammirati dei suoi discepoli [7], liberò prigionieri e fece doni a uomini.

Fece loro sapere che la porta del Paradiso, fino ad allora chiusa, era finalmente aperta in cielo a coloro che credevano in Lui. Il cielo è dunque aperto ai fedeli, agli umili, e specialmente a coloro che si sono volontariamente consacrati, con il voto di castità, povertà e obbedienza, a Dio dal quale gli stolti si sono allontanati. Il Regno dei Cieli si prende con la violenza e sono i violenti che se ne impossessano[9], perché chi domina i propri affetti tende con una certa violenza verso realtà superiori.

2. Fu così che il Beato Tommaso d'Aquino, dell'Ordine dei Frati Predicatori, dottore in sacra teologia, uomo di nobile famiglia, ma di ancor più grande nobiltà d'animo, di illustre fama, di degnissima vita, capace, anche prima della pubertà, di attenta meditazione e deliberazione, ricevette l'abito dell'Ordine dei Predicatori [all'età di 19 anni], rimanendo ancor più fermo in questo disegno, quando resistette agli ostacoli che il proprio padre oppose alla sua felice decisione.

Dopo la professione religiosa, fece ben presto un tale progresso nella scienza, nella vita e nelle virtù, che fu ordinato sacerdote ancora giovane e iniziò a insegnare teologia a Parigi, la città più famosa di tutte, dove occupò con grande stima, per diversi anni della sua carriera, la cattedra di Maestro, che fu un grande onore per lui, per il suo Ordine e per l'Università di Parigi.

Anzi, con la sua vita virtuosa, acquistò fama, produsse una dottrina sicura con opere scritte in sì breve tempo, ma che ebbero grande diffusione e suscitarono legittima ammirazione, tanto che per lui valgono veramente le parole del Salmo: Tu irrori i monti con le acque che cadono dall'alto; la terra si sazierà del frutto delle tue opere [10].

È questo tema che il santo scelse per iniziare il suo insegnamento sulla Sacra Scrittura; si dice che gli fu dato per rivelazione, dopo aver detto la sua preghiera, quando si riteneva inadatto all'insegnamento a causa della sua giovinezza, quando si chiedeva cosa avrebbe proposto come tema per la sua lezione inaugurale.

3. E poiché non voleva restare ozioso, ma coltivare la terra [11], scrisse opere sulle prime scienze e sulle varie parti della filosofia, anche sulle Sacre Scritture, sia del Nuovo che dell'Antico Testamento, e molte altre opere per la gloria di Dio, per l'accrescimento della fede e l'istruzione degli studenti, tutte chiare, con scienza, riputazione e sapienza, non senza l'infusione di uno speciale dono di grazia. Infatti, per gli uomini prudenti, la scienza è facile [12], e il segno assoluto di chi è saggio è la capacità di insegnare [13].

4. Questo sapiente è stato in grado di compiere un'opera del genere perché si è allontanato da ogni ambizione per i beni terreni e mirava ai beni celesti. Certamente passava tutto il suo tempo studiando le cose di Dio e rinunciando ai beni terreni per ottenere i beni eterni.

E cominciò dalle cose di Dio per fortificarsi nelle cose della Scuola, perché, ogni giorno, prima di salire sul pulpito per dare la sua lezione o per fare altre cose, celebrava una messa e assisteva a un'altra, o assisteva a due complete, se non celebrava alcuna. Nelle messe e anche negli altri atti di preghiera, ai quali era assiduo, rivelava, col versamento delle lacrime, la docilità e la devozione della sua anima a Dio, al quale nulla è nascosto.

5. Ad ogni modo, illuminava con il fulgore della sua castità, in una pia moderazione, quell'umiltà che conservava e quella stessa attenta sobrietà che custodiva, in modo che molti pensavano che avesse conservato intatta la verginità della carne.

Lo affermava un pio confessore del suddetto Ordine, dopo averlo lungamente ascoltato in confessione, il quale rese in pubblico e alla presenza di tutti, nel giorno della sua morte, questa credibile testimonianza che ci è pervenuta: ho ascoltato la confessione generale di questo sant'uomo, di cui rendo testimonianza, perché venne da me puro come un bambino di cinque anni, perché non conobbe mai la corruzione nella carne.

Inoltre, quest'uomo di Dio, si accontentava del cibo e delle vesti comuni dei monaci; era di carattere mite, di delicata bontà, di pia misericordia, sottomesso all'umiltà e adorno di tante altre virtù; non aveva riguardo per gli onori e si teneva cautamente lontano dalla convivenza con le donne.

Non era superbo, e non mostrava alcun desiderio di dominare, né di disputare, perché anche nelle dispute si tratteneva dal vantarsi e taceva nelle discussioni, evitando il linguaggio pedante, anche quando la disputa sillogistica era usata come risorsa dagli altri.

Perciò questo servo di Dio si occupava delle opere divine ed era in tutto eccellente, brillante nella scienza, commovente nella predicazione, devoto nella preghiera, profondo nello scrivere, e a tutto ciò si dedicava con assiduità, affinché oltre alle necessità naturali o dell'ora del riposo, non aveva più tempo libero.

6. Finalmente si avvicinava il giorno in cui doveva passare da questo mondo al Signore; dopo aver vinto e trionfato sul mondo, fu accolto nella patria, nell'eternità perpetua [14], perché glorioso è il frutto delle buone opere [15]. Venendo da Napoli, dove allora insegnava come Dottore, come sempre con grande fama, si recò per la costa al Concilio di Lione, dove, si dice, era stato invitato per la sua eminente scienza, dal Nostro Predecessore, di felice memoria, Papa Gregorio X.

Quando, pochi giorni prima del Concilio, arrivò al Monastero di Fossanova, dell'Ordine Cistercense, nella diocesi di Terracina, si sentì un po' male e chiese devotamente di essere condotto al monastero. Entrato nel monastero, pieno dello Spirito di Dio, pronunciò poi queste parole: "Questo è il luogo del mio riposo nei secoli dei secoli; è qui che vivrò, perché questo è il posto che ho scelto". [16]

Ciò si è rivelato vero, come dimostra la tomba in cui fu sepolto il suo santo corpo. Fu lì che la sua malattia cominciò a peggiorare e a fargli gradualmente perdere le forze. Benché la sua infermità durasse molti giorni, la sopportò senza alcun segno di impazienza, ma con animo sereno, mantenendo una totale umiltà, sopportando la malattia con una serenità che alleviava la sua infermità; si sforzò di piacere a Dio con l'obbedienza e svolse lui stesso i suoi doveri.

E si guadagnò il rispetto di quelli che non lo servivano, perché dava a tutti un esempio di pazienza da imitare; per questo i frati di quello stesso monastero di Fossanova, che servivano Dio con grande devozione, vedendo in questo sant'uomo le virtù della religione, gli offrivano volentieri i loro servigi, perché lo vedevano compierli con totale rassegnazione nella sua infermità corporea.

Alcuni portavano volentieri sulle spalle pezzi di legno della foresta, altri tutto ciò che poteva essergli utile, perché non trovavano conveniente che gli animali portassero le cose di cui aveva bisogno, e affinché essi prestassero questa assistenza a colui che aveva la prerogativa di tante virtù.

7. E quando, in quella stessa malattia di cui morì, prese per alimento della sua anima, come viatico, il corpo santissimo del nostro Dio e Signore Gesù Cristo, la sua anima, abituata a gustare la dolcezza di Dio, fondendosi con lui in un dolce amore, versò una profusione di lacrime.

E tra le varie belle parole che pronunciò, la sua fede e devozione gli ispirarono le seguenti, che pronunciò davanti a tutta la comunità di quel monastero e alla presenza di tanti fratelli dell'Ordine dei Predicatori e dell'Ordine dei [frati] Minori, che lo assistevano:

Ho insegnato molto sull'argomento del Santissimo Corpo del Nostro Dio, Nostro Signore Gesù Cristo e sugli altri sacramenti, sulle tante cose che ho scritto sulla fede in Gesù Cristo e sulla Santa Romana Chiesa, alla quale mi sottometto ed espongo tutto per la correzione.

Ricevette poi, insieme a questo stesso Sacramento vivente, gli altri sacramenti della Chiesa, con la dovuta venerazione e con versamento di lacrime, e tre giorni dopo si addormentò nel Signore, in cui credeva, che amava e custodiva con tutta la tenerezza della sua anima.

Il servo fedele e prudente [17], non è ostinato nelle proprie vie, né nei propri sensi, né nella sua prudenza di principiante, e non è superbo nella conoscenza che viene dalla sua opinione, perché chi persegue la maestà sarà sopraffatto dalla gloria [18].

Il Dottore agì anche con sapienza e umiltà, quando nella fedeltà della sua devozione, sottomise, come abbiamo detto, tutta la sua dottrina, orale e scritta, alla regola di fede della Chiesa, pronunciata per bocca di Pietro, la cui stabilità sapeva che non sarebbe mai stata scossa dai venti dell'agitazione umana; poiché dopo aver riconosciuto la Divinità di Cristo in questi termini:

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente [19], Pietro ha meritato di ascoltare queste parole: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa [20]; e in un altro luogo: Ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno [21]; ora, se Cristo prega per Pietro, è per la sua Chiesa che intercede.

Può essere dichiarato santo
8. Perché è vero, degno e conveniente che colui che Dio ha ricoperto in questa vita di tante grazie e doni, lo dichiari santo agli occhi degli uomini una volta assunto in cielo, lo fa risplendere di nuovo dopo la sua dipartita da questa vita, sebbene ancor prima si sia conservata la memoria di più di una meraviglia, di tanti miracoli così grandi, di tanti stupefacenti prodigi, che gli si possono giustamente applicare queste parole del salmo:

Sappiate che il Signore ha messo in luce il suo santo [22], e così la sua vita è stata testimone dei suoi miracoli, e i suoi miracoli hanno testimoniato la sua vita [23]. Per la gloria di Dio, l'esaltazione del santo e l'edificazione dei fedeli, abbiamo iscritto in questa bolla, tra i tanti miracoli, alcuni attestati da testimoni appropriati.

[1] Sal 110, 9.
[2] Gv 1, 14.
[3] Cf. Ef 15, 2 et Fil 4, 28.
[4] Cf. Cando dell’Exultet alla veglia pasquale.
[5] Cf. 1 Co 15, 4 e il Simbolo degli apostoli.
[6] Att 1, 3.
[7] Cf. Att 1, 9.
[8] Ef 4, 8.
[9] Mt 11, 12 ; cf. Lc 16, 16.
[10] Sal 103, 13.
[11] Cf. Gn 2, 5.
[12] Pt 14, 6.
[13] De sancti Thomae prudentia in consiliis dandis cf. De Tocco, Vita.
[14] Cf. Dn 12, 3.
[15] Sap 3, 15.
[16] Sal 131, 14.
[17] Mt 24, 45.
[18] Pt 25, 27.
[19] Mt 16, 16.
[20] Mt 16, 18 ; Lc 22, 32.
[21] Lc 22, 32.
[22] Sal 4, 3.
[23] Gv 1, 8.

Papa Giovanni XXII

Miracoli a sostegno della sua canonizzazione

1. Del miracolo dell'odore e dell'integrità del suo corpo.

9. Circa sette mesi dopo il giorno della morte di san Tommaso d'Aquino, mentre il suo corpo era esposto nella cappella di santo Stefano del detto monastero, fu poi trasferito dai monaci del medesimo monastero al suo primo sepolcro, cioè presso l'altare maggiore della suddetta chiesa del monastero.

Per paura che il suo corpo fosse portato via da quella collocazione o portato via dal monastero, decisero di riesumarlo di nuovo, e proprio all'apertura del suo sepolcro, sempre in quella stessa cappella di santo Stefano, si diffuse un profumo talmente gradevole che subito si propagò, e tutta la cappella e lo stesso chiostro del monastero si riempirono di questo profumo meraviglioso e soave.

È stato dimostrato dall'attenta e approfondita indagine dei monaci che questa effusione di odore miracoloso esalava dal corpo del santo stesso. Per questo motivo e per quello che videro, una maggiore devozione sorse tra i monaci, e il loro priore e alcuni di loro vestirono i paramenti liturgici, e tutto il convento andò in processione a traslare con onore il corpo al suo primo sepolcro.

Il giorno dopo celebrarono solennemente la Messa, come per un confessore, perché non ritenevano opportuno celebrare la Messa requiem, come se fosse per un defunto qualunque. Molti testimoni raccontano di aver percepito un odore simile, alcuni dopo sette anni, altri dopo quasi quattordici anni, quando i monaci, per varie cause e in varie occasioni, dovettero ispezionare diligentemente il corpo.

Certamente questo odore esprimeva la purezza della sua carne gradita a Dio, rappresentava il profumo delle sue preghiere, e rivelava la sua chiara fama e la diffusione delle sue virtù e dei loro aromi.

2. Della guarigione dalla malattia della gotta.

10. Un chirurgo, malato di gotta da un decennio, al punto da non potersi in alcun modo muovere o camminare da solo senza l'ausilio di stampelle o l'aiuto di altri, si affidò a Dio e al Beato Tommaso, si prostrò sulla sua tomba e, dopo aver recitato la preghiera, riacquistò la salute, e cominciò a saltare e correre, lodando Dio per essere stato guarito per i suoi meriti da una malattia così lunga e faticosa.

3. Guarito da una visione orribile.

11. Un altra persona, terrorizzata dalla visione di un orribile incubo, era paralizzata alle mani e ai piedi, aveva persino la bocca e il viso deformati, era privata dei sensi e di ogni forza, tanto che non riusciva nemmeno a parlare, sembrava un cadavere, non sentiva nulla, anche quando si avvicinavano le sue membra al fuoco; poi fu portata alla tomba del santo e in breve tempo fu completamente libera e uscì del tutto guarita dalla detta tomba.

4. Il miracolo dell'odorato.

12. Un altro individuo, che non provava alcuna devozione per il santo, sperimentò doppiamente in lui la potenza di Dio: mentre lo disprezzava, si ammalò, e nel momento in cui si pentì della sua colpa, recuperò la salute. Ciò avvenne quando un cappellano, per promuovere la causa della devozione, gli mostrò su un ostensorio diverse reliquie da venerare, e gli disse che ce n'erano altre ancora più preziose, cioè la mano di frate Tommaso d'Aquino.

L'uomo disprezzava il cappellano, rideva delle sue parole, rideva delle reliquie perché non si curava di vederle, e diceva: non è un santo, ma solo un frate dell'Ordine dei Predicatori; ma ecco, fu subito preso da un tremito, e la sua testa gli sembrò come presa da una grossa ciste, spessa e pesante. Castigato da questa infermità, pentendosi della sua incredulità, e pentendosi nello stesso tempo delle sue parole, chiese ed ottenne il perdono del sacerdote, e mentre baciava rispettosamente la mano di san Tommaso, si sentì subito liberato dal tremore e l'infiammazione alla sua testa.

E fu lui stesso a raccontare come avesse sentito un odore così forte e dolce esalare da quella mano. Al tocco di questa, la sua testa e tutta la sua persona si impregnarono dell'odore, che rimase a lungo; e molti di quelli che vennero dopo di lui sentirono questo odore e gli chiesero spiegazioni; e, a causa di questo segno, fu costretto a raccontare, a malincuore, il miracolo che era avvenuto.

5. Persone guarite dall'infermità dell'angina.

13. Un certo mercante, sano, mentre sedeva a tavola, fu colto da una grave angina che durò due giorni. A causa di questa malattia, non poteva più muovere la lingua e perse la parola. Mentre i medici gli fornivano molti rimedi, la malattia progredì, crebbe sempre di più, perché i rimedi non la facevano regredire, anzi la aggravavano; venuto a sapere della devozione al santo, si fece portare alla tomba, e ciò che a parole non poteva domandare, lo scrisse di sua mano.

Ma sua moglie si oppose, perché era proibito alle donne entrare nella chiesa di questo monastero. Quindi, informato che egli stesso poteva implorare di essere liberato dalla sua malattia, pregò con affetto questo sant'uomo. Da quel momento poté muovere la lingua, migliorò, si ristabilì e guarì completamente in breve tempo.

6. La febbre è scomparsa.

14. Un altro, afflitto da febbri quotidiane per più di sette settimane, disturbi al fegato e allo stomaco, avendo preso una brutta piega un venerdì, venne a sapere dei miracoli che sarebbero stati compiuti dall'uomo di Dio; anche il giorno dopo, sabato pomeriggio, seguendo il consiglio della moglie di fare una devozione, in sua presenza, si consacrò devotamente al santo; il giorno dopo, domenica mattina, era già del tutto liberato dalle sue infermità.

7. Una donna guarita dalla sua sordità.

15. Una donna temeva a ragione per la vita di suo figlio, un bambino di due mesi ancora nella culla, perché negli ultimi quattro mesi la sua sordità era peggiorata così tanto che, anche se gli avevano gridato più volte, poteva sentire a malapena le forti grida di suo figlio; su suggerimento del marito, che condivideva la sua tristezza ed era afflitto dal pericolo che poteva capitare al figlio, con totale sottomissione si votò al santo di Dio perché le togliesse questa infermità; dopo aver fatto il voto, scese la notte e si addormentò, e il giorno dopo si trovò guarita dai meriti del santo, come desiderava.

8. Una ragazza guarita da un tumore alla gola.

16. Una fanciulla aveva una gola affetta da una infermità che la contraeva tanto che non aveva il minimo passaggio e la minima forza per prendere cibo solido o liquido, ed era chiusa in modo tale che poteva respirare solo con grande difficoltà; poi, convinta dalla madre, si raccomandò devotamente al sant'uomo; il giorno dopo, portata al detto monastero di Fossanova, le posero sulla gola le reliquie di questo sant'uomo avvolte in un panno, e subito si sentì meglio, mangiò il pane e si ristabilì perfettamente.

9. Un frate converso guarito da forti dolori alla spalla e al braccio.

17. Un frate converso del già detto monastero di Fossanova, soffriva di dolori così forti al braccio destro e alla spalla, che il braccio, che teneva sospeso da tre mesi con una fascia, gli era inutile e lo muoveva violentemente. Poiché la medicina che aveva richiesto ai medici non era disponibile e il dolore si acuiva sempre di più, mentre umilmente esprimeva al santo l'augurio per la sua guarigione e si prostrava sulla sua tomba, finì per addormentarsi nei suoi pressi.

Più tardi fu svegliato da un altro monaco dello stesso monastero e trovò il suo braccio, che prima era retto da una fascia appesa al collo, fuori dal lino. Come è abitudine al risveglio, egli si portò entrambe le mani alla testa per grattarsi e così capì di essere guarito; lo raccontò ai suoi colleghi e non nascose ai presenti questo straordinario miracolo.

10. Un bambino guarisce da un tumore.

18. Un bambino di quattro anni, colpito da un tumore, era afflitto da un tale rossore sulla schiena, sulle gambe e sui piedi, che né sua madre né nessun altro poteva toccare la ferita senza che si lamentasse; non poteva muoversi da un mese, perché aveva grande paura del dolore; e i dottori non avevano alcuna speranza di curare il bambino se non con un intervento chirurgico, e se fosse stato eseguito, persisteva ancora il rischio che avrebbe avuto un futuro compromesso, poiché nella mente delle persone la prospettiva era molto desolante.

Quando la natura invalida non trova aiuto nel ricorso alla medicina, è in Dio che lo troverà, perché Egli è glorioso e opera le sue meraviglie attraverso i suoi santi. Infatti, la madre del bambino che lo amava teneramente, lo raccomandò con devozione a san Tommaso, affinché il santo lo guarisse da detta malattia per suo merito, senza operazione. Il bambino fu quindi portato al monastero, posto sulla tomba del santo, e presto si alzò guarito dalla sua infermità.

Dichiarazione
19. Tali dunque, o Dio, sono le testimonianze che hai reso per mezzo di questo giusto, e sono degne di tutta la nostra fiducia. Ora, se accettiamo la testimonianza degli uomini, quella di Dio è più potente [25]. Crediamo che Dio possiede già la sua anima in cielo e attendiamo i frutti della sua intercessione, crediamo che egli è ammesso tra la moltitudine dei Santi e, come una stella del mattino [26], crediamo che lì è il suo posto.

Così, o buon Gesù, nutri la nostra fede, rafforzi la nostra speranza, accendi in noi il fuoco della carità. Gioisca la Madre Chiesa, gioisca l'Italia, gioiscano la sua famiglia in Campania, sua terra natale, gioisca il Sacro Ordine dei Predicatori, risuoni la devozione dei religiosi, applauda la moltitudine dei medici, i giovani si rianimino per i loro studi, gli uomini maturi non si intorpidiscano.

Gioiscano in lui gli anziani, siano tutti perfetti nell'umiltà, non abbandonino la contemplazione, eseguano diligentemente gli ordini di Dio. Egli, infatti, ha dato al suo cuore i precetti, la legge della vita e della disciplina [27], e la sapienza dell'umile solleva il suo capo [28]. Poiché lo innalzò al di sopra dei suoi compagni, e in mezzo alla Chiesa aprì la sua bocca, e lo Spirito del Signore lo riempì di saggezza e intelligenza, e lo rivestì della sua veste di gloria.

La Verità, che è Cristo, non è stata certo offerta fittiziamente ai maestri: Chi mi mette in luce avrà la vita eterna. Poiché Cristo è il vero e proprio Sole di giustizia [31], non manca di illuminare le stelle e di far loro irradiare la sua luce, dato che risplendono poiché da lui illuminate.

Risiede dunque nella luce inaccessibile [32], che è lo splendore della sua gloria e l'espressione della sua sostanza [33]. Per questo le tenebre non furono lasciate nelle tenebre, né abbandonate, né coperte da nubi, come se non diffondessero il raggio del suo fulgore.

19. Inoltre, poiché l'ordine della ragione postula che la Chiesa trionfante in cielo debba essere devotamente seguita da coloro che militano sulla terra, che essi onorino con la dovuta venerazione colui che è stato posto nella moltitudine del cielo e che conosce la gloria di Dio.

Da parte nostra, abbiamo esaminato e discusso la santità della vita e l'autenticità dei miracoli di questo Confessore, non solo una volta, ma più e più volte, senza fretta, chiedendo anche l'aiuto dei nostri fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, le cui notizie ci sono state sottoposte all'esame, con altrettanta fermezza quanto maturità, certezza quanto prudenza, nell'indagare ed esaminare ciò che c'era, avvalendoci noi in questo compito di una procedura ardua e ugualmente difficile.

Poiché comprendiamo con difficoltà ciò che è sulla terra, e troviamo con difficoltà ciò che è davanti ai nostri occhi: chi allora scoprirà ciò che è in cielo? [34]. Grazie alla Nostra sollecitudine e a quella dei Nostri Venerabili Fratelli, dopo aver verificato perfettamente la santità della sua vita e l'autenticità dei miracoli operati per suo merito, e dopo aver risposto a tutti coloro che umilmente e piamente Ci pregavano alla presenza dei numerosi prelati presenti presso la Sede Apostolica, sotto il consiglio e il consenso dei nostri fratelli Cardinali, e sotto l'autorità di Dio Onnipotente, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, lo stimiamo degno di inserimento nel catalogo dei Santi Confessori.

Decreto
20. Perciò, con questa stessa Lettera Apostolica, vi esortiamo tutti e vi ingiungiamo di celebrare con devozione, solennità e giusta venerazione la festa di questo Confessore, il 7 marzo, affinché la sua pia intercessione ci protegga quaggiù dai pericoli e ci faccia in futuro ottenere la gioia eterna.

21. Per rendere più fervida la presenza di tutto il popolo cristiano presso la venerabile tomba di questo celeberrimo Confessore per celebrarvi insieme la sua festa, a tutti i fedeli veramente contriti e confessanti che, ogni anno in questo giorno, si recano piamente a la tomba del Santo per chiedere perdono, Concediamo, per la misericordia dell'Onnipotente e per l'autorità dei beati Pietro e Paolo, Apostoli, un anno e quaranta giorni di perdono.

E a coloro che compiono veramente questo stesso atto di pietà entro sette giorni dopo la festa, concediamo misericordiosamente anche cento giorni di indulgenza che dovrebbero ancora pagare per i loro peccati.

Dato ad Avignone, 18 luglio 1323, anno settimo del nostro pontificato.

 

[24] Sal 92, 5.

[25] 1 Gv 5, 9.

[26] Si 50, 6.

[27] Si 45, 6.

[28] Si 11, 1.

[29] Si 15, 5.

[30] Si 24, 31.

[31] Cf. Ml 4, 2.

[32] 1 Tm 4, 16.

[33] Eb 1, 3.

[34] Sg 9, 16.